AFRICA/GHANA - I Vescovi: “No alle donazioni frutto di attività mineraria illegali”
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— Accra - No alle donazioni frutto di attività minerarie illegali. Lo ha deciso la Conferenza Episcopale del Ghana al termine della sua Assemblea Plenaria. “Non accetteremo donazioni frutto di attività minerarie illegali” ha affermato Matthew Kwasi Gyamfi, Vescovo di Sunyani, Presidente della Conferenza Episcopale ghaniana, annunciando un provvedimento che ricorda quello deciso dai Vescovi del Kenya che hanno respinto donazioni elargite dal Capo di Stato keniano .Mons. Gyamfi ha annunciato inoltre misure sanzionatorie nei confronti di coloro che sono impegnati nel “galamsey”, ovvero le attività di estrazione artigianale, illegale e non regolamentata, di minerali che stanno arrecando danni gravissimi all’ambiente e alle popolazioni.“Le sanzioni saranno ulteriormente inasprite, al punto che se vi impegnate apertamente nel galamsey, dopo avervi avvisato, se continuate a persistere in questa attività pericolosa, potremmo persino rifiutarvi la Santa Comunione" ha avvertito Mons. Gyamfi.Il Presidente della Conferenza Episcopale ha quindi fatto appello alla popolazione per segnalare le attività di estrazione mineraria illegale e per impegnarsi nella protezione delle risorse naturali."Le persone dovrebbero prendere in mano la situazione per proteggere la loro terra e non dovrebbero permettere a qualcuno proveniente da altri parti di venire da loro a inquinare le loro acque”. Allo stesso tempo Mons. Gyamfi ha ricordato che le stesse comunità locali hanno delle responsabilità per quello che sta accadendo sul loro territorio. “È forse il governo che sta inquinando l'acqua? Persino alcuni di noi nelle comunità locali stanno facendo il galamsey. Quindi diciamo che il governo dovrebbe venire a salvarci da noi stessi. No, non è possibile”.La Conferenza Episcopale del Ghana è da tempo una delle voci più importanti nel denunciare i danni ambientali e i costi umani delle miniere illegali . A ottobre l’Arcidiocesi di Accra in collaborazione con la Conferenza dei Superiori Maggiori dei Religiosi del Ghana ha promosso la “Passeggiata di Preghiera per l’Ambiente” conclusasi con la presentazione di una petizione al palazzo presidenziale per chiedere azioni concrete per fermare l’estrazione illegale .
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L'Ue e i primi mille giorni di guerra in Ucraina
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— Mentre il Parlamento e la Commissione europea ribadiscono il sostegno economico e militare all'Ucraina, si moltiplicano le esortazioni per porre fine al conflitto in modo “giusto ed equo”. L'Ue investirà decine di miliardi di euro nella ricostruzione, che è già iniziata
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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Romania: nuovo presidente e nuovo parlamento
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— In una ricca tornata elettorale, a partire da domenica 24 novembre i cittadini romeni sono chiamati a scegliere un nuovo presidente e a rinnovare il parlamento di Bucarest, in un clima di tensione dovuto alla guerra in Ucraina alle porte
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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Il primo importante obiettivo raggiunto dalla campagna Open Olympics
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— È online il portale per un monitoraggio costante delle opere da realizzare per i prossimi giochi olimpici e paraolimpici invernali in Italia. Un'importante vittoria per le organizzazioni che da mesi chiedono più trasparenza, anche se c'è ancora molta strada da fare.
L'articolo Il primo importante obiettivo raggiunto dalla campagna Open Olympics proviene da Openpolis.
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Openpolis
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Sguardi adriatici: Zara
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— Zara, Croazia. Per alcuni un tempo era “la Venezia dell’altra sponda”. La storia di Zadar riassume in sé quella di tante altre città europee, nell’intreccio di genti e culture diverse, di arti e architetture millenarie
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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Corsa agli armamenti e conflitti globali: la nuova dottrina nucleare di Putin
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— Con un tempismo da film d’azione, alla prima notizia – non confermata dalle autorità ucraine, riportata dal Ministero della Difesa russo – di un attacco con i missili ATACMS, di produzione americana, nella regione di Bryansk, Vladimir Putin ratifica la nuova versione della dottrina nucleare russa, aggiornandola dopo quattro anni dall’ultima redazione e a mille giorni dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
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Valigia Blu
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AMERICA/PORTO RICO - Inizia il VI Congresso Americano Missionario, attese 12mila persone
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— Ponce - Sono attese più di 12mila persone nella città di Ponce per la festa missionaria che segna oggi l'apertura ufficiale del VI Congresso Americano Missionario . Dalle ore 8:00 del mattino locali si tiene l’inaugurazione del CAM6 presso l'Auditorium “Juan Pachín Vicéns” a Ponce con la celebrazione eucaristica, presieduta dal cardinale Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo emerito di Caracas, legato pontificio. Attesi circa 1.300 missionari provenienti dal continente americano e da tutte le diocesi di Porto Rico. La settimana missionaria che si avvia oggi e prevede un fitto calendario di relazioni, testimonianze, momenti di condivisione ed esperienze missionarie, si concluderà domenica prossima, 24 novembre, ed è il culmine di un cammino iniziato nel 2018 con un percorso a tappe di riflessione missiologica per incoraggiare la missione nel continente e nel mondo. Lo strumento base da cui si parte è il frutto del lavoro di ascolto, riflessione e discernimento in chiave missiologica sinodale avvenuto principalmente in tre organismi ecclesiastici: la Chiesa di Porto Rico, le Direzioni Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie statunitensi e le Pontificie Opere Missionarie a Roma. Tre gli assi tematici di lavoro ed approfondimento: “Con la forza dello Spirito”, “Testimoni di Cristo”, “Fino agli estremi confini del mondo”.“Per la prima volta in 47 anni di CAM si tiene un Congresso Missionario Americano nei Caraibi, questo è un fatto storico per Porto Rico – spiega il Coordinatore generale del CAM6, Padre José Orlando Camacho Torres, CSSp - Questi congressi iniziarono in Messico nel 1977, si svolgono ogni 6 anni e l’ultimo ha avuto luogo nel 2018 in Bolivia”.Il tema è “Evangelizzatori con lo Spirito, fino ai confini della terra”; il logo è composto dalla “fiaccola della fede”, il fuoco dello Spirito Santo, come protagonista della missione; dal globo della terra, che si riferisce al compito missionario “ad-gentes”, dall’immagine della Vergine Maria “Stella dell’Evangelizzazione”, sotto l’invocazione di Nostra Signora di Guadalupe, patrona dell’America ed infine la croce del sacrificio di salvezza in Gesù Cristo che abbraccia tutti i popoli.La cerimonia di inaugurazione viene trasmessa in diretta in spagnolo, inglese, francese e portoghese sui canali social ufficiali . Sempre sulle reti sociali verranno trasmessi e resi disponibili in varie lingue i momenti più significativi delle giornate del CAM6.
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Agenzia Fides
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AMERICA/PORTO RICO - L’Arcivescovo Nappa al CAM6: Torniamo sempre tutti al "primo Annuncio", sorgent...
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— Ponce – Ha preso ormai il largo la sesta edizione del Congresso Americano Missionario iniziato ieri con la partecipatissima e festosa celebrazione eucaristica all’Auditorium “Juan Pachín Vicéns” a Ponce ed i cui lavori sono poi proseguiti presso la Pontificia Università Cattolica di Porto Rico. Ieri, dopo i saluti istituzionali e l’introduzione teologica e metodologica al Congresso la prima giornata ha visto il suo culmine con la relazione di Roberto Gonzalez Nieves, Arcivescovo di San Juan, che ha tenuto una conferenza sul ruolo storico di Porto Rico nella fede dell'America, sottolineando l'arrivo di Alonso Manso come primo Vescovo sul Continente. Stamane la relazione dell’Arcivescovo di Caracas, Raúl Biord Castillo, ha dato il via ai lavori della giornata che è poi proseguita con l’intervento dell’Arcivescovo Emilio Nappa, Presidente delle Pontificie Opere Missionarie che, partendo da tre parole chiave del messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata Missionaria Mondiale 2024 - “andate, invitate, banchetto” - ha riproposto il senso intimo della missione facendo riferimento ad alcuni passi dei Vangeli e ai messaggi del Pontefice in occasione delle ultime tre Giornate Missionarie Mondiali. “Andate! La missione è movimento. Implica sempre un mettersi in moto. «La missione è un andare instancabile verso tutta l’umanità per invitarla all’incontro e alla comunione con Dio», ci dice Papa Francesco ", ha affermato l’Arcivescovo Nappa "A volte" ha sottolineato il Presidente delle POM "si può girare il mondo intero rimanendo sempre chiusi in se stessi. Altre volte, invece, pur rimanendo nello stesso luogo ci si apre a condividere le ansie e le gioie di un’umanità sconosciuta e sconfinata. Anche la nostra Chiesa, qui in America, è chiamata a mettersi in movimento per essere autenticamente missionaria”. Facendo poi riferimento al messaggio della Giornata Missionaria Mondiale 2022 “Sarete i miei testimoni” il Presidente delle POM ha ricordato il commento del Papa all’affermazione rivolta da Cristo ai discepoli “sarete i miei testimoni fino ai confini della terra”: “L’indicazione «fino ai confini della terra» dovrà interrogare i discepoli di Gesù di ogni tempo e li dovrà spingere sempre ad andare oltre i luoghi consueti per portare la testimonianza di Lui”.“Invitate”, la seconda parola sulla quale il Presidente delle POM si è soffermato è anch’essa al cuore dell’annuncio evangelico. “Essere missionari – ha spiegato l’Arcivescovo Nappa - vuol dire essere portatori di un invito da parte di un Altro. Non possiamo e non dobbiamo stancarci di annunciare il Vangelo, entrando in dialogo amichevole e profondo con tutti i contesti culturali e sociali. Non può ridursi all’imposizione o al proselitismo. Questo invito deve giungere ovunque, in senso geografico, ma anche esistenziale!”.Il Presidente delle POM, riguardo alla attuale “geografia” della missione ha evidenziato come oggi anche la distinzione netta tra “prima” e “nuova” evangelizzazione sembra superata e ha commentato: “Assistiamo sempre più a un’osmosi tra territori e popoli di antica e recente evangelizzazione. Spesso siamo sorpresi dalla freschezza e dall’entusiasmo dei fratelli e sorelle delle Chiese giovani a cui è rivolto principalmente il mio lavoro quotidiano. Ma anche noi in Occidente, che appare stanco e distratto, abbiamo ancora qualcosa da dare… con la nostra tradizione che andrebbe ravvivata, ringiovanita… con i nostri punti di forza e anche i nostri insuccessi, che possono essere un utile richiamo per le Chiese più giovani. Tutti siamo chiamati a tornare continuamente a quel «primo annuncio», sorgente sempre viva per ogni attività della Chiesa”.Infine la parola “banchetto”, segno eloquente e intenso della condivisione. “Dio prepara un banchetto per noi e ci vuole suoi commensali; L’annuncio del Vangelo, per non rimanere solo una “proclamazione” – ha evidenziato il Presidente delle POM - deve farsi condivisione. Vivere la missione deve portarci a condividere le nostre risorse, a redistribuire le ricchezze”..
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Agenzia Fides
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VATICANO - Papa Francesco: "La Chiesa cattolica in Iran non è contro il governo, queste sono bugie!"
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— Città del Vaticano - “La sorte della Chiesa cattolica in Iran, un ‘piccolo gregge’, mi sta molto a cuore. E la Chiesa non è contro il governo, no, queste sono bugie!". A dirlo è Papa Francesco che questa mattina, prima dell'Udienza generale, nell'auletta dell'Aula Paolo VI, ha incontrato i partecipanti al XII Colloquio del Dicastero per il Dialogo Interreligioso con il “Centro per il Dialogo interreligioso e interculturale” di Teheran, che si sta svolgendo in Vaticano in questi giorni."Sono al corrente della sua situazione e delle sfide che è chiamata ad affrontare per continuare il suo cammino, per testimoniare Cristo e dare il suo contributo, discreto ma significativo, al bene dell’intera società, libera da discriminazioni di carattere religioso, etnico o politico”, ha aggiunto il Pontefice riferendosi sempre alla Chiesa cattolica in Iran. Tra i presenti all'incontro col Papa figurava anche il Francescano conventuale Dominique Joseph Mathieu, Arcivescovo di Teheran-Ispahan dei latini e futuro Cardinale.E dopo le nuove minacce di una escalation dello scontro tra Russia e Occidente nord-atlantico fino all'utilizzo di armi atomiche, il Vescovo di Roma ha rilanciato l’appello per la pace per questo mondo “diviso e lacerato da odio, tensioni, guerre e minacce di un conflitto nucleare”. Bisogna quindi “pregare” e “operare per il dialogo, la riconciliazione, la pace, la sicurezza e lo sviluppo integrale dell’intera umanità”. “Oggi sui giornali c’è quest’ultima minaccia” ha detto il Papa rivolgendosi ai membri del Centro per il Dialogo interreligioso e interculturale” di Teheran. “Questa situazione – ha concluso il Pontefice – spinge noi, credenti nel Dio della pace, a pregare e a operare per il dialogo, la riconciliazione, la pace, la sicurezza e lo sviluppo integrale dell’intera umanità. Noi crediamo in Lui come il Dio dell’amore onnipotente. L’impegno che insieme possiamo dimostrare per la pace ci rende credibili agli occhi del mondo e in particolare delle nuove generazioni”.
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Agenzia Fides
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VATICANO/UDIENZA GENERALE - Papa Francesco: i carismi sono doni dati a alcuni per essere utili a tut...
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— Città del Vaticano - Cosa sono i carismi? A questa domanda ha risposto Papa Francesco durante l’Udienza generale di oggi. Il Pontefice, continuando il ciclo di catechesi sullo Spirito Santo, ha iniziato la sua riflessione citando la costituzione conciliare Lumen gentium, che al numero 12 recita: “Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il Popolo di Dio e lo guida e adorna di virtù, ma [anche] ‘distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui ”.Perciò, dopo aver parlato dell’opera santificatrice dello Spirito Santo che si attua nei sacramenti, nella preghiera e seguendo l’esempio della Madre di Dio, per il Vescovo di Roma. “è giunto il momento di parlare anche di questo secondo modo di operare dello Spirito Santo nella Chiesa che è l’azione carismatica”.Due sono gli elementi che contribuiscono a definire cos’è il carisma. Per prima cosa, “è il dono dato per essere utile a tutti. Non è, in altre parole, destinato principalmente e ordinariamente alla santificazione della persona, no ma al ‘servizio’ della comunità”. Secondo, ha spiegato il Papa, “è il dono dato ‘a uno’, o ‘ad alcuni’ in particolare, non a tutti allo stesso modo, e questo è ciò che lo distingue dalla grazia santificante, dalle virtù teologali e dai sacramenti che invece sono gli stessi e comuni per tutti”.In altre parole, ha aggiunto il Vescovo di Roma, “i carismi sono i ‘monili’, o gli ornamenti, che lo Spirito Santo distribuisce per rendere bella la Sposa di Cristo”. Il Pontefice ha citato quindi le parole che il suo predecessore, Benedetto XVI, pronunciò nell’omelia per la Messa crismale del 2012: “Chi guarda alla storia dell’epoca post-conciliare può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l’inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo”.Secondo Papa Francesco è importante oggi “riscoprire i carismi perché questo fa sì che la promozione del laicato e in particolare della donna venga inteso non solo come un fatto istituzionale e sociologico, ma nella sua dimensione biblica e spirituale. I laici, infatti, non sono una specie di collaboratori esterni o delle truppe ausiliari del clero, ma hanno dei carismi e dei doni propri con cui contribuire alla missione della Chiesa”.E ha avvertito: “Quando si parla dei carismi bisogna subito dissipare un equivoco: quello di identificarli con doti e capacità spettacolari e straordinarie; essi invece sono doni ordinari che acquistano valore straordinario se ispirati dallo Spirito Santo e incarnati nelle situazioni della vita con amore. Una tale interpretazione del carisma è importante, perché molti cristiani, sentendo parlare dei carismi, sperimentano tristezza e delusione, in quanto sono convinti di non possederne nessuno e si sentono esclusi o cristiani di serie B”.Al termine dell’Udienza il Papa ha poi annunciato a sorpresa le date di canonizzazione di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati: “L’anno prossimo, durante la giornata dei bambini e degli adolescenti canonizzerò il beato Carlo Acutis e nella giornata dei giovani canonizzerò il Beato Pier Giorgio Frassati”. Acutis sarà dunque canonizzato durante il Giubileo degli adolescenti e Frassati durante quello dei giovani .Poi l’annuncio di un evento in Vaticano a difesa dei diritti dei bambini: “In occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza desidero annunciare che il prossimo 3 febbraio si svolgerà qui in Vaticano l’incontro mondiale dei diritti dei bambini, intitolato: ‘Amiamoli e proteggiamoli’, con la partecipazione di esperti e personalità di diversi Paesi”.Quella di febbraio “sarà l’occasione per individuare nuove vie volte a soccorrere e a proteggere milioni di bambini ancora senza diritti, che vivono in condizioni precarie, vengono sfruttati e abusati e subiscono le conseguenze drammatiche delle guerre”.“Un gruppo di bambini sta preparando questo”, ha piegato il Pontefice mentre un gruppo di bimbi presenti in piazza ha “invaso” il palco salendo sul sagrato per un saluto improvvisato col Papa che li ha ringraziati concedendosi ai tanti abbracci dei piccoli. Non è mancato ancora una volta un appello per la pace in Ucraina a mille giorni dal conflitto: "Una ricorrenza tragica per le vittime e per la distruzione che ha causato, ma allo stesso tempo una sciagura vergognosa per l’intera umanità! Questo, però, non deve dissuaderci dal rimanere accanto al martoriato popolo ucraino, né dall’implorare la pace e dall’operare perché le armi cedano il posto al dialogo e lo scontro all’incontro", le parole del Papa, accolte con commozione da Olena Zelenska, moglie del presidente Zelensky, presente in piazza San Pietro e con la quale il Pontefice aveva avuto un colloqui privato prima dell'Udienza generale.Il Vescovo di Roma ha raccontato che "l’altro ieri ho ricevuto una lettera di un ragazzo universitario dell’Ucraina". E prima di dare la benedizione il Pontefice ha letto parte del testo della missiva: "Padre, quando mercoledì ricorderà il mio Paese e avrà l’opportunità di parlare al mondo intero nel millesimo giorno di questa terribile guerra, La prego, non parli solo delle nostre sofferenze, ma sia testimone anche della nostra fede: anche se imperfetta, il suo valore non diminuisce, dipinge con pennellate dolorose il quadro del Cristo Risorto".
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Agenzia Fides
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Autonomia differenziata: tutte le parti “illegittime” della legge secondo la Corte Costituzionale
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— La Consulta ha ritenuto non fondata “la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata”, ma ha considerato invece “illegittime specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo”, elencando in particolare sette profili di incostituzionalità.
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Valigia Blu
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La fiera di Cairns presenta l'arte indigena del Queensland settentrionale con stile
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— Le opere esposte abbracciano una vasta gamma di tecniche, tra cui pittura, incisioni, linoleografie, moda, fotografia, scultura, ceramica, creazioni 3D, opere multimediali e molto altro.
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Global Voices
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ASIA/COREA DEL SUD - Il beato Carlo Acutis è "il primo giovane a partecipare alla GMG in Corea"
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— Seoul - Il beato Carlo Acutis sarà una fonte di ispirazione e un "vero amico" per i giovani coreani e per tutti quelli che parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù in Corea nel 2027. Con questa certezza gli organizzatori hanno richiesto e accolto in Corea del Sud una "reliquia di prima classe" del giovane beato italiano: 16 frammenti di capelli di Acutis, conservati in un reliquiario, e accompagnati da un certificato di autenticità, partiti dal Santuario della Spoliazione in Assisi , sono giunti in terra coreana, consegnati nella mani dell'Arcivescovo di Seoul, mons. Peter Soon-taick Chung.Secondo il Comitato organizzatore, "è un un'occasione importante mentre si intensificano i preparativi per la GMG di Seul del 2027". L'Arcidiocesi di Seoul e tutta la comunità cattolica in Corea, "attendono con ansia di condividere il messaggio evangelico del beato Carlo Acutis, in vista della prossima celebrazione della GMG, affinchè il suo cammino di fede risuoni profondamente nel cuore dei giovani della Corea e di tante altre nazioni", osserva il Comitato.Quello che colpisce i giovani coreani, si spiega, è il fatto che il beato, noto per la sua profonda devozione a Cristo e alla Chiesa, sia stato affettuosamente definito "l'influencer di Dio", perchè ha saputo abilmente utilizzare la rete Internet come mezzo per diffondere la fede in Gesù, curando anche una mostra di miracoli eucaristici e apparizioni mariane su un sito web. "Il suo approccio innovativo all'evangelizzazione ha lasciato un impatto indelebile su innumerevoli giovani in tutto il mondo", si rileva, ma "la sua eredità di fede e devozione incrollabili continueranno a ispirare i giovani in futuro", si afferma.Durante la cerimonia di consegna delle reliquie, l'Arcivescovo Chung è stato affiancato da alcuni membri del Comito organizzatore e da un gruppo di giovani rappresentanti della comunità coreana. Simbolicamente, si legge in una nota dell'Arcidiocesi di Seoul, "il beato Carlo Acutis è il primo giovane a visitare la Corea in spirito" e a prendere parte alla GMG. La sua presenza rafforzerà l'impegno dell'Arcidiocesi nel coinvolgere i giovani nella prossima celebrazione della fede che i Vescovi coreani desiderano sia "un raduno non solo per giovani di fede cattolica, ma che possa coinvolgere anche giovani di altre religioni" in modo da diventare una grande assemblea che dona Gesù Cristo e annuncia il suo Vangelo in Corea e in tutta l'Asia. Il beato Carlo Acutis nel luglio 2024 ha ricevuto formalmente da Papa Francesco e dal Concistoro dei Cardinali l'approvazione per essere proclamato santo e Papa Francesco ha decretato oggi la data della cerimonia di canonizzazione, che sarà il 27 aprile 2025, Anno del Giubileo.
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Agenzia Fides
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AFRICA/GABON - Approvata la nuova Costituzione, passo importante per il ritorno al potere civile dop...
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— Libreville – Col 91,8 percento dei voti a favore è stata approvata la nuova Costituzione del Gabon, nel referendum tenutosi il 16 novembre. Il tasso di partecipazione al voto referendario è stato del 53,54%, al di sotto delle prime stime .“Si tratta di un passo importante per tornare all'ordine costituzionale dopo il colpo di Stato del 2023” ha commentato il Presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat.A fine agosto dell’anno scorso i militari hanno preso il potere con un colpo di Stato incruento che ha rovesciato la famiglia Bongo dal 1967 al potere prima con il padre poi con il figlio .Il Presidente della transizione, Brice Oligui Nguema, aveva promesso che dopo un periodo transitorio i militari avrebbero restituito il potere ai civili. L’approvazione della nuova Costituzione è una tappa fondamentale di questo processo di ritorno alla democrazia che sfocerà nelle elezioni presidenziali e politiche previste nell’agosto 2025.Il generale Oligui non nasconde che intende candidarsi come Capo dello Stato in queste elezioni. Per questo il test costituzionale è stato importante al fine di verificare la correttezza del processo elettorale sotto il regime militare provvisorio. Si ricordi che il golpe dell’anno scorso è avvenuto all’indomani delle contestate elezioni del 26 agosto che vedevano favorito l’allora Presidente Ali Bongo Ondimba .Per il referendum costituzionale sono state dispiegate una trentina di missioni di osservazione elettorale; ma in alcuni seggi gli osservatori indipendenti non hanno potuto assistere alle operazioni di spoglio delle schede. Queste ultime in conformità con le normative vigenti sono state distrutte una volta finito il conteggio dei voti. La nuova Costituzione composta da 173 articoli prevede un regime presidenziale con un Presidente dotato di forti poteri , con un mandato di sette anni rinnovabile per un altro mandato. Prevede che la disposizione dei due mandati presidenziali non può essere fatta oggetto di una revisione costituzionale per evitare l’instaurazione di un regime presidenziale a vita. Anche la norma che stabilisce che il matrimonio è riservato a persone di sesso opposto non può essere fatta oggetto di revisione costituzionale.Alla vigilia del referendum i Vescovi avevano dichiarato di lasciare libertà di coscienza ai fedeli cattolici se votare a favore o meno alla nuova Costituzione, ma avevano avvertito di prestare attenzione a non essere ingannati dalle false informazioni propalate sui media tradizionali e suoi social media. A tal fine Mons. Jean Patrick Iba-Ba, Arcivescovo di Libreville, aveva diffuso un apposito volantino.
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Agenzia Fides
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AFRICA/SOMALIA - Somaliland: L’Opposizione Vince le Elezioni Presidenziali tra Cambiamenti e Sfide R...
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— Hargeisa - Le elezioni presidenziali del 13 novembre 2024 hanno segnato una svolta significativa per il Somaliland, con l'elezione di Abdirahman Mohamed Abdullahi, noto come Irro, leader del partito Waddani. Irro ha ottenuto il 63,92% dei voti, superando l'uscente Muse Bihi Abdi, fermo al 34,81%, ponendo fine alla sua amministrazione. Questo risultato riflette il desiderio di cambiamento della popolazione e segna una svolta politica per questa regione autoproclamata indipendente.La campagna elettorale è stata caratterizzata da intensi dibattiti su temi fondamentali, tra cui l’economia, la democrazia, le relazioni regionali e l’annosa questione del riconoscimento internazionale del Somaliland. Tra le politiche più controverse dell’amministrazione uscente, un Memorandum d’intesa con l’Etiopia ha suscitato molte critiche. L’accordo prevedeva l’accesso al mare per l’Etiopia in cambio del riconoscimento della sovranità del Somaliland , ma è stato duramente contestato dal governo federale della Somalia, che lo ha definito una violazione della propria integrità territoriale. Questo episodio ha contribuito a generare tensioni non solo a livello locale, ma anche nell’intero Corno d’Africa.La transizione di potere avviene in un momento delicato, nonostante il conflitto di Las Anod sia al momento concluso . Le tensioni nella regione, che avevano visto coinvolto anche il Puntland, hanno evidenziato la fragilità delle relazioni interne ed esterne del Somaliland. Il governo uscente è stato criticato per la gestione della crisi, e la popolazione ha espresso il desiderio di un cambiamento politico capace di consolidare la stabilità.Nonostante alcune preoccupazioni procedurali, la comunità internazionale ha elogiato il processo elettorale per la sua trasparenza e correttezza. La significativa affluenza al voto, con oltre un milione di partecipanti, evidenzia l’impegno della popolazione del Somaliland verso il consolidamento della democrazia.Abdirahman Irro, politico esperto con una carriera iniziata nel 2002 e quasi 12 anni come presidente della Camera dei Rappresentanti, si trova ora di fronte a sfide significative. Tra queste, la gestione delle relazioni con l’Etiopia e la Somalia e la promozione del dialogo con Mogadiscio. La ricerca di un riconoscimento internazionale per il Somaliland rimane un obiettivo prioritario, ma difficilmente raggiungibile senza un consenso regionale e globale.L’elezione di Abdirahman Irro rappresenta l’inizio di una nuova era per il Somaliland, portando con sé la speranza di una maggiore stabilità politica, uno sviluppo economico sostenibile e un rinnovato impegno per la pace. Tuttavia, rimane aperta la questione di come la nuova leadership gestirà le tensioni residue legate a Las Anod, nonostante il conflitto sia formalmente concluso.La capacità di Irro di rafforzare il dialogo e costruire una soluzione condivisa con tutte le parti coinvolte, all’interno della Somalia, sarà cruciale per il futuro del Somaliland, sia sul piano della stabilità interna sia nel consolidamento delle sue istituzioni democratiche.
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Agenzia Fides
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ASIA/GIAPPONE - "Senza i migranti la nostra società invecchiata non potrà sopravvivere". Intervista ...
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— di Fabio BerettaTokyo - “Il dialogo è la chiave per la stabilità” afferma deciso Tarcisius Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo che sarà creato cardinale da Papa Francesco durante il prossimo Concistoro di sabato 7 dicembre. In un dialogo a tutto campo con l’Agenzia Fides, il futuro porporato, che è anche Presidente di Caritas Internationalis, condivide considerazioni realistiche e non conformiste sul presente e il futuro della società giapponese, afflitta da un processo di invecchiamento che può essere invertito solo grazie all'afflusso di migranti. L'Arcivescovo di Tokyo, 66 anni, appartenente alla Società del Verbo Divino, accenna anche all''origine della vocazione missionaria che lo ha portato a trascorrere gran parte del suo ministero sacerdotale in Ghana. Lei in un’intervista rilasciata a Fides qualche mese fa ha detto: “Per essere un buon parroco dovevo ascoltare le persone”. E per essere un buon Cardinale, cosa dovrà fare?Dovrò essere in grado di ascoltare tutte le persone, non solo i membri della Chiesa cattolica ma anche la comunità più ampia nella società.Come è nata la vocazione che ha fatto di Lei un religioso Verbita e un missionario?Sono nato da un catechista e la nostra famiglia viveva con una missionaria svizzera in una stazione missionaria nel nord del Giappone. Sono poi cresciuto con un missionario straniero, quindi credo sia stato normale che anche io abbia voluto essere come lui, un missionario con il quale ho passato tanto tempo insieme.Rientrando dal suo viaggio in Asia e Oceania, Papa Francesco ha detto che siamo abituati a vedere la Chiesa in una luce troppo occidentale. È d'accordo con questa affermazione?La Chiesa cattolica, o il cristianesimo in generale, erano considerate realtà rappresentative della cultura europea. La gente ama la cultura europea attraverso i dipinti, il cibo e la musica. Così, però, agli occhi dei giapponesi, la Chiesa è stata vista come uno dei fattori ispiratori di quella cultura. Ma quei giorni sono lontani. Adesso la gente ha cominciato a riconoscere la Chiesa come un’oasi per cercare rifugio nei problemi quotidiani della loro vita. Riguardo alle parole del Papa, è vero che in molte parti dell'Asia la Chiesa era vista come rappresentativa della realtà occidentale e la Chiesa stessa cercava di essere più occidentale che radicarsi nella cultura locale. Il nostro impegno di inculturazione non è stato abbastanza sufficiente.Tra i giovani giapponesi il disagio interiore ei esprime in forme impressionanti, e è alto il tasso di suicidi. La Chiesa può fare qualcosa per loro?Innanzitutto, la società giapponese sta invecchiando e i bambini sono pochissimi. Gli anziani cercano di educare i giovani in base a ciò che hanno vissuto, ma la realtà sociale oggi è completamente diversa. L'economia è in declino, non si hanno più posti di lavoro in molte comunità locali per sostenere i giovani. Il sistema sociale tradizionale che li sosteneva e aiutava a crescere non esiste più. Oggi i giovani in Giappone hanno bisogno di comunità d’appartenenza. La Chiesa potrebbe essere una di queste comunità per sostenerli e far sentire loro che appartengono a una realtà molto più grande, che può accompagnarli nella loro vita.Vi è poi anche la questione dei migranti... come reagisce la comunità cattolica giapponese a questo fenomeno?Senza migranti, una società anziana come il Giappone non sarà in grado di sopravvivere. Il governo conosce la situazione ma esita ad accettare pienamente i migranti per paura di entrare in un “mondo” nuovo che il Giappone non ha mai sperimentato prima. Finora il Giappone è stato un Paese molto omogeneo.Ma adesso, senza migranti la società non può sostenersi. E questo è un dato assodato. Vero è che i migranti stanno arrivando con tutti i tipi di visti. Ma per la riluttanza delle Istituzioni, molti migranti, prima o poi, sono costretti ad affrontare problemi burocratici legati proprio al visto. Per i giapponesi in generale si potrebbe dire che i migranti rappresentano "un problema" nella società. Anche nella Chiesa si sente parlare del "problema dei migranti". Abbiamo tra noi un numero di persone che li assistono, eppure anche tra noi i migranti vengono a volte definiti come un "problema". Io penso invece che i migranti non siano un problema ma una speranza per la Chiesa. Essi offrono opportunità alla comunità cattolica di crescere con i giovani e anche di proclamare il Vangelo nella zona dove non esiste alcuna chiesa. In un certo senso stanno fornendo alla Chiesa giapponese la possibilità di diventare più attiva. E questa è speranza per noi.Stando agli ultimi dati, il Giappone ha approvato un aumento del 16,5% delle spese per la difesa per il 2024. Sulle armi nucleari, lei ha detto: “Non assicurano una protezione reale, quindi si stanno solo buttando soldi in un bidone della spazzatura”. La scelta di consegnare il Nobel per la pace di quest’anno a un’organizzazione antinucleare giapponese può aiutare?Sì. Chiunque analizzi seriamente la situazione politica in Asia sa che il dialogo è la chiave della stabilità e non la minaccia con le armi. Investire più denaro in armi, soprattutto nucleari, che nessuno vuole o può usare per risolvere i conflitti, è davvero uno spreco. Queste armi sono create per distruggere questo mondo e non per risolvere i problemi. La Chiesa in Giappone, specialmente a Hiroshima e Nagasaki, continuerà a lavorare con alcuni vescovi negli Stati Uniti per chiedere sia al Giappone che al governo degli Usa di abolire tali armi il prima possibile.In una nazione come il Giappone, che si trova al centro fra grandi potenze come la Cina, la Russia e gli Usa, quanto è importante il dialogo con questi Stati? E con le due Coree?Il dialogo è la chiave per la stabilità. Nessuna discussione. Dobbiamo parlare tra di noi. Il dialogo non è solo parlare, ma anche costruire relazioni. Anche in questo campo è necessaria la sinodalità.Come sono percepite in Giappone le azioni della Santa Sede rispetto alle grandi crisi che il mondo sta vivendo?Per quanto riguarda le iniziative della Santa Sede, specialmente del Papa su questioni come l'ecologia e il cambiamento climatico, molti lo apprezzano e si aspettano che il Pontefice continui a richiamare tutti all'azione. Allo stesso tempo, poiché la comunità cattolica è una minoranza assoluta nella società giapponese, l'influenza del Vescovo di Roma sulla politica internazionale è sottostimata o non conosciuta. In generale, qui in Giappone, molti si domandano perché un leader religioso parli di politica. Per tanto, non tutti apprezzano le iniziative della Santa Sede. Ma credo che questa sia la situazione normale in molte altre parti del mondo.
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Agenzia Fides
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L’Armenia dopo le elezioni americane
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— Nei rapporti Armenia e Stati Uniti non sono previsti nell'immediato sostanziali cambiamenti rispetto a quanto già avviato negli ultimi quattro anni, anche se Trump in campagna elettorale si è speso per gli armeni del Karabakh
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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COP 29: Armenia assente, nessuna svolta con l'Azerbaijan
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— L'assenza dell'Armenia dalla Conferenza sul clima di quest'anno in Azerbaijan evidenzia le tensioni che permangono tra Yerevan e Baku. Nei giorni scorsi a sorpresa l'attivista svedese Greta Thunberg ha visitato Tbilisi e Yerevan per sostenere i manifestanti
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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Telekom Serbia, un affare balcanico
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— L'affaire Telekom Serbia, risale a quasi trent'anni fa, mentre la Serbia era sotto il regime di Milošević la Telecom Italia acquistò quote della azienda statale Telekom Srbija. Diego Zandel ritorna sulla questione con un romanzo giallo dal titolo "Un affare balcanico" qui recensito dall'ex ambasciatore di Croazia in Italia
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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La censura nell'età contemporanea
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— Ricercatrice bosniaca avverte: a causa della "censura del rumore" non si riesce a distinguere tra il giornalismo basato sui fatti e le fake news.
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Global Voices
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Beati i Poveri
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— di Gianni Valente«Beati voi, poveri, perché è vostro il Regno di Dio», dice Gesù nel Vangelo secondo Luca. E chi segue Gesù nel cammino dentro la storia del mondo, si accorge e riconosce che in tale cammino i poveri sono facilitati. È questo il segno della predilezione, della “opzione preferenziale” per i poveri che segna lungo tutto la storia il mistero della salvezza.I poveri e i piccoli passano con più facilità per le porte strette e i passaggi impervi. Sono facilitati, proprio perché hanno meno ingombro e zavorra da portare con sé. Sono loro i primi destinatari del “Centuplo su questa terra” che Gesù promette ai suoi nel Vangelo. E possono brillare di una felicità che non è loro possesso, non è risultato delle loro prestazioni. Loro da sé stessi non hanno nulla, sono a mani vuote. E proprio per questo la loro felicità è e si manifesta come dono gratuito, riverbero di un miracolo di predilezione.Doni che sono per condizione più lontani per i ricchi e i grandi, quelli con "un'anima bell'e fatta" , quelli che si si sono "fatti da sé". E non possono comprare con tutte le loro prestazioni una goccia in più di felicità.La predilezione di Gesù, del Padre e dello Spirito Santo verso i poveri è inscritta nel Mistero e nella storia della Salvezza. A questo Mistero di predilezione rimanda anche Papa Francesco, quando ripete con insistenza che «i poveri sono la carne di Cristo». E' Cristo stesso che si identifica con loro. E la salvezza può raggiungere tutti attraverso coloro che Cristo stesso sceglie. Anche le parole di Papa Francesco richiamano a questa dinamica vertiginosa, sempre riconosciuta e confessata nella Chiesa di Cristo.Dio dona la sua felicità e la sua luce ai poveri, Li predilige. Li preferisce. E per il mistero di carità che anima la Chiesa, anche chi non è povero, perfino i ricchi possono partecipare della stessa gioia, se si lasciano abbracciare da questa predilezione. Non per sforzo ascetico, ma nel seguire qualcosa che li attrae di più dei loro bilanci in attivo. Sant’Agostino ha scritto che Cristo, nella sua opera di redenzione, ha voluto toccare i cuori del Re a partire dall’annuncio fatto dal pescatore peccatore, e non viceversa. Perché si manifestasse in maniera più luminosa che la sua salvezza si comunica gratuitamente, per grazia, e non per pressioni, calcoli e sforzi umani. In tempi non troppo lontani, per le griglie ideologiche di influenti circuiti ecclesiali era diventato sospetto anche solo parlare di predilezione e opzione preferenziale per i poveri. Dicevano che si trattava di una politicizzazione del messaggio evangelico.Adesso, in apparenza, non è più così. Ma anche adesso, sotto altre maschere paradossali, si avverte la stessa insofferenza, lo stesso disagio e sospetto davanti a tale predilezione, quando essa si manifesta.Tutti i conservatorismi e i progressismi compassionevoli, tutte le pose da pauperismo a la page non riconoscono, sono strutturalmente impossibilitati e non interessati a riconoscere la predilezione efficace e operante di Cristo stesso per i poveri, destinatari privilegiati nel godere della caparra della sua salvezza, già su questa terra. Trattano i poveri, in ultima istanza, secondo le categorie del mondo. Li trattano da sventurati, da falliti, come ricettori ultimamente passivi delle elargizioni e attenzioni altrui. Materiale plastico-umano amorfo e passivo da modellare, materia inerte in cui si pretende di insufflare vita attraverso le proprie strategie di “valorizzazione”. I poveri, distillati e neutralizzati in categoria astratta, possono diventare propaggini decorative di coreografie neo-clericali. Coreografie in cui si dissipa e si rimuove anche ogni slancio eversivo e profetico delle correnti ecclesiali che nel secolo scorso avevano riconosciuto e abbracciato la forza reale delle moltitudini, già esercitata storicamente. E avevano riconosciuto anche le loro lotte come potenziali fattori di cambiamento strutturale dei meccanismi mondani di produzione e sfruttamento, distribuzione del potere e delle ricchezze.Nel tempo della Chiesa, e a partire dal Vangelo, dal diacono San Lorenzo, da Sant’Ambrogio e dai Padri della Chiesa, i poveri non sono mai stati trattati come ombre in cerca di visibilità, intenti a mendicare anche loro il loro “quarto d’ora di celebrità” mediatica che la società attuale concede a tutti, come profetizzava Andy Wahrol.Il Vangelo e la Fides romana non hanno mai detto che i poveri sono senza peccato e senza miserie umane. Ma ha sempre custodito la tacita evidenza che i poveri potessero godere con più facilità della felicità donata loro dal Signore per Sua gratuita scelta e preferenza. Non solo il pianto, non solo il grido del povero oppresso, ma anche la sua gratuita e inimmaginabile felicità tocca e commuove il cuore di Dio. Lo riconoscevano e lo attestavano i Padri della Chiesa. Lo hanno ripetuto a modo loro anche grandi sacerdoti del nostro tempo come don Lorenzo Milani e don Primo Mazzolari, o come Rafael Tello e Lucio Gera, i più noti esponenti argentini della “Teologia del Popolo”. Per questi ultimi due, non erano le dichiarazioni e le congetture ecclesiastiche a conferire dignità ai poveri. Perché Cristo stesso custodisce per via sacramentale i poveri nella memoria della loro dignità. Una dinamica - scriveva padre Rafael Tello - custodita e espressa nella spiritualità popolare, quella con cui il popolo dei poveri di Dio evangelizza sé stesso «meglio di come son soliti fare persino i sacerdoti», e della quale la sollecitudine di battezzare i figli è «la manifestazione più importante»: «Un fatto sensibile, il rito battesimale» spiegava padre Rafael Tello «percepito come un segno che Dio li prende per sé. Per la nostra gente è così. Porta il bambino a battezzare e lo riveste di Cristo. Questo è cattolicesimo, fino al fondo della cosa: io porto il bambino a questo; magari vivrà come un disgraziato, però già sta rivestito di Cristo».
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Agenzia Fides
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AMERICA/PORTORICO - Inizia il VI Congresso Americano Missionario, attese 12mila persone
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— Ponce - Sono attese più di 12mila persone nella città di Ponce per la festa missionaria che segna oggi l'apertura ufficiale del VI Congresso Americano Missionario . Dalle ore 8:00 del mattino locali si tiene l’inaugurazione del CAM6 presso l'Auditorium “Juan Pachín Vicéns” a Ponce con la celebrazione eucaristica, presieduta dal cardinale Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo emerito di Caracas, legato pontificio. Attesi circa 1.300 missionari provenienti dal continente americano e da tutte le diocesi di Porto Rico. La settimana missionaria che si avvia oggi e prevede un fitto calendario di relazioni, testimonianze, momenti di condivisione ed esperienze missionarie, si concluderà domenica prossima, 24 novembre, ed è il culmine di un cammino iniziato nel 2018 con un percorso a tappe di riflessione missiologica per incoraggiare la missione nel continente e nel mondo. Lo strumento base da cui si parte è il frutto del lavoro di ascolto, riflessione e discernimento in chiave missiologica sinodale avvenuto principalmente in tre organismi ecclesiastici: la Chiesa di Porto Rico, le Direzioni Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie statunitensi e le Pontificie Opere Missionarie a Roma. Tre gli assi tematici di lavoro ed approfondimento: “Con la forza dello Spirito”, “Testimoni di Cristo”, “Fino agli estremi confini del mondo”.“Per la prima volta in 47 anni di CAM si tiene un Congresso Missionario Americano nei Caraibi, questo è un fatto storico per Porto Rico – spiega il Coordinatore generale del CAM6, Padre José Orlando Camacho Torres, CSSp - Questi congressi iniziarono in Messico nel 1977, si svolgono ogni 6 anni e l’ultimo ha avuto luogo nel 2018 in Bolivia”.Il tema è “Evangelizzatori con lo Spirito, fino ai confini della terra”; il logo è composto dalla “fiaccola della fede”, il fuoco dello Spirito Santo, come protagonista della missione; dal globo della terra, che si riferisce al compito missionario “ad-gentes”, dall’immagine della Vergine Maria “Stella dell’Evangelizzazione”, sotto l’invocazione di Nostra Signora di Guadalupe, patrona dell’America ed infine la croce del sacrificio di salvezza in Gesù Cristo che abbraccia tutti i popoli.La cerimonia di inaugurazione viene trasmessa in diretta in spagnolo, inglese, francese e portoghese sui canali social ufficiali . Sempre sulle reti sociali verranno trasmessi e resi disponibili in varie lingue i momenti più significativi delle giornate del CAM6.
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Agenzia Fides
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AMERICA/GUADALUPA - Periferia nel cuore missionario dei Salesiani
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— Les Abymes – “Forse molti nel mondo salesiano non sanno dove si trova l’isola di Guadeloupe. È come se si trovasse nella ‘periferia’ geografica. Ma le periferie sono al centro del cuore missionario della Congregazione salesiana”. Sono parole che don Alfred Maravilla, Consigliere Generale per le Missioni salesiane ha rivolto in un recente incontro a giovani e laici che collaborano alla missione salesiana di Les Abymes, la seconda città più grande dell’isola.“Il colloquio con le mamme che vengono a ‘Lakou Bosco’ e con gli animatori della catechesi parrocchiale mi ha aperto gli occhi – dichiara don Maravilla di rientro dalla Visita di Animazione Missionaria conclusa il 17 novembre appena passato. È così confortante sentire da loro come si sono già identificate con il carisma di Don Bosco in appena quattro anni di presenza salesiana. In effetti, le attività socioeducative di ‘Lakou Bosco’ sono un vero e proprio Primo Annuncio”, rimarca il Consigliere Generale. “In questo senso, le sue attività completano la missione evangelizzatrice della parrocchia”.Alcuni anni il Vescovo locale Jean-Yves Riocreux invitò i salesiani a prestare servizio ai giovani in difficoltà. Aveva conosciuto i salesiani anni prima, quando era stato Vescovo della Diocesi di Pontoise, in Francia, che ospita la comunità salesiana di Argenteuil. In risposta al suo invito, nel 2020, l’Ispettoria salesiana ‘San Francesco di Sales’ di Francia-Belgio Sud inviò i primi missionari a cui venne affidata la parrocchia ‘Saint Luke’ a Braimbridge, presso Les Abymes. Oggi la parrocchia ha una vivace Pastorale Giovanile, denominata “ADBG” e il complesso parrocchiale ospita anche “Lakou Bosco”, centro socioeducativo per giovani in difficoltà.L’83% dei 378.561 abitanti dell’isola è cattolico, servito da 42 parrocchie, molte famiglie sono monoparentali e un terzo della popolazione ha meno di vent’anni. Tuttavia, il 20% dei giovani lascia la scuola senza alcuna qualifica e il tasso di assenteismo a Guadeloupa è il più alto di tutti i dipartimenti francesi, di conseguenza anche dell’analfabetismo giovanile. Il 20% dei giovani tra i 16 e i 25 anni è disoccupato. Il 40% dei giovani lascia Guadalupa per studiare o lavorare, soprattutto per andare in Francia o in Canada. Come gli altri Dipartimenti d’Oltremare, l’isola di Guadelupa è parte integrante della Francia.Prima di lasciare l’isola, don Maravilla si è congratulato con la comunità salesiana e i collaboratori laici per le iniziative intraprese per radicare il carisma di Don Bosco. “Aprire una presenza a Guadelupa è stato un atto coraggioso da parte dell’Ispettoria FRB. Ma grazie a questo, ora sperimentiamo di nuovo la freschezza e la vitalità del carisma di Don Bosco”, ha concluso.
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Agenzia Fides
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ASIA/PAKISTAN - Con il dialogo interreligioso si stempera la tensione sociale e religiosa: l'impegno...
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— Lahore - Il dialogo interreligioso e la fattiva collaborazione tra capi religiosi e autorità civili sono strade preziose ed efficaci per stemperare la tensione sociale e religiosa e per mantenere l'armonia nella società pakistana: è l'esperienza che racconta all'Agenzia Fides p. Lazar Aslam, OFM Cap, frate cappuccino e Superiore della Chiesa di San Francesco a Lahore. Il francescano negli ultimi tempi ha "raccolto il testimone" di padre Francis Nadeem OFM Cap, frate cappuccino deceduto nel 2020, che ha dedicato l'intera vita alla missione del dialogo islamo-cristiano in Pakistan. E', questa, una missione in cui i frati francescani in Pakistan si sentono particolarmente coinvolti, riconoscendo il dialogo come "via alla pace".P. Lazar Aslam OFM Cap, ha guidato una delegazione interreligiosa che ieri, 18 novembre 2024, ha visitato l'area di Kahna Nau, sobborgo a Sud di Lahore, capitale della provincia del Punjab pakistano. Nell'area, all'inizio di di novembre, un caso di presunta blasfemia aveva agitato la comunità locale, dove coesistono famiglie musulmane con circa 160 famiglie cristiane. Un uomo cristiano mentalmente intabile e tossicodipendente, Zafar Masih, ha incendiato la sua stessa casa, dove aveva raccolto materiali cartacei: nell'incendio sono state bruciate pagine del Corano e della Bibbia e, viste le pagine briciate, alcuni vicini dell'abitazione hanno iniziato a diffondere l'accusa di blasfemia verso l'islam. In seguito alcuni giovani musulmani hanno iniziato a minacciare una aggressione in massa al quartiere cristiano e le famiglie cristiane locali hanno iniziato ad avere molta paura, dati i precedenti casi registratisi in Pakistan, come l'episodio dell'agosto 2023 a Jaranwala, sempre in Punjab . La delegazione interreligiosa si è mobilitata per evitare il peggio. Del gruppo facevano parte, con p. Lazar Aslam, il Pastore Asif Ehsan Khokar; lo studioso islamico Mufti Syed Ashif Hussain; Chaudhry Kamran Pervez, presidente della Commissione nazionale per le Minoranze del Punjab; il leader cristiano Siddique Masih. La delegazione ha incontrato il capo della sicurezza locale, spiegando la situazione e chiedendo protezione per tutti gli abitanti. Grazie a un approccio responsabile e imparziale di tutti , la situazione è stata riportata tempestivamente sotto controllo. L'individuo responsabile del gesto scriteriato è stato preso in custodia dalla polizia, che provvederà ad allertare i servizi sociali, mentre l'intervento della delegazione, in concerto con le istituzioni civili, ha impedito a gruppi esterni - che cercavano di sfruttare l'incidente per aumentare le tensioni - di creare "un caso nazionale" e di innescare un conflitto. I membri della delegazione hanno hanno sottolineato l'importanza del dialogo interreligioso e della comprensione reciproca. Il Mufti Ashif Hussain ha ricordato che, "da una prospettiva islamica, la relazione tra musulmani e cristiani è da tempo parte della storia condivisa di entrambe le comunità e della nazione, e va tutelata"."Questi sforzi hanno contribuito a garantire che le comunità musulmane e cristiane a Kahna Nau continuino a vivere insieme in pace, sebbene vi siano ancora alcuni individui che soffiano sul fuoco delle tensioni interreligiose", ha notato fra Lazar Aslam. E ha poi rimarcato: "L'episodio è esemplare. E' necessaria una collaborazione continua tra le due comunità per il bene superiore del Pakistan. I cristiani sono cittadini pacifici che hanno contribuito e tuttora contribuiscono in modo significativo al benessere del paese. Occorre camminare e agire insieme per superare le incomprensioni tra musulmani e cristiani, e restare uniti per garantire un futuro radioso e una pace duratura nel paese".
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Agenzia Fides
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Guerra in Sudan, arrivano le prime sanzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
CC BY-SA
— Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha sanzionato due comandanti delle Forze di Supporto Rapido (RSF), una delle due principali parti coinvolte nel conflitto in Sudan.
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Valigia Blu
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AFRICA/KENYA - “Restituiamo i fondi donati dal Presidente” annuncia l’Arcivescovo di Nairobi
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— Nairobi - “Questi fondi saranno restituiti ai rispettivi donatori” ha affermato Philip Arnold Subira Anyolo, Arcivescovo di Nairobi, nell’annunciare di aver respinto le donazioni versate dal Presidente del Kenya, William Ruto, e dal governatore di Nairobi Johnson Sakaja, all’Arcidiocesi di Nairobi.Durante una funzione religiosa tenutasi domenica 18 novembre, il presidente Ruto ha donato 600.000 scellini keniani al coro della parrocchia cattolica di Soweto e ha promesso altri 2 milioni di scellini per la costruzione di una residenza per sacerdoti.Il Presidente ha anche promesso altri 3 milioni di scellini per comprare un autobus per la parrocchia, mentre il governatore Sakaja ha offerto 200.000 scellini . In coerenza con la recente dura presa di posizione della Kenya Conference of Catholic Bishops nei confronti della politica del Presidente , Mons. Anyolo ha deciso ieri, 19 novembre, di respingere queste donazioni affermando che la Chiesa cattolica è vincolata dai principi delineati nel Public Fundraising Appeals Bill 2024, che proibisce contributi che potrebbero confondere il confine tra politica e religione.Questa legislazione proibisce qualsiasi sollecitazione o accettazione di donazioni da parte di personaggi politici per garantire che le chiese rimangano libere da influenze politiche.“Questi fondi saranno restituiti ai rispettivi donatori. Inoltre, i promessi ulteriori 3 milioni di scellini per la costruzione della casa dei padri, così come la donazione di un autobus parrocchiale da parte del Presidente, vengono con la presente rifiutati", ha affermato Mons. Anyolo."La Chiesa è chiamata a mantenere l'integrità rifiutando contributi che potrebbero inavvertitamente compromettere la sua indipendenza o facilitare un ingiusto arricchimento", ha aggiunto per poi concludere affermando che “la Chiesa deve rimanere un’entità neutrale per servire il suo vero scopo nella società”.
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Agenzia Fides
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Torino Film Festival, cercando ad Est
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— Il Torino Film Fest, giunto alla sua 42sima edizione, cambia pelle: nel ricco programma, però, continuano ad avere molto spazio le produzioni dell'Europa balcanica ed orientale, con un occhio di riguardo alle proposte che vengono dall'Ucraina in guerra
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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Trump, in Ucraina si ride tra le lacrime
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— Nonostante le posizioni politiche del neo-eletto presidente USA Donald Trump non rassicurino gli ucraini, in molti nel paese hanno reagito tra fatalismo, ironia e malcelate speranze che la nuova amministrazione non abbandoni l'Ucraina, che resiste all'invasione russa da ormai mille giorni
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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Una nuova commissaria per l'allargamento UE
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— L'ex diplomatica slovena Marta Kos guiderà le relazioni tra la Commissione europea e i Paesi che hanno chiesto di aderire all'UE. Uno sguardo alle priorità politiche dichiarate e alle prime reazioni da Bruxelles e dai Balcani occidentali
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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La sperimentazione su sé stessi, tra scienza ed etica: il caso della virologa Beata Halassy
CC BY-SA
— Il caso unico e complesso di autosperimentazione medica della virologa, Beata Halassy, che ha utilizzato la terapia virale oncolitica per trattare il proprio tumore al seno triplo negativo, una forma aggressiva e recidivante di cancro.
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Valigia Blu
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ASIA/CINA - Accademici e ecclesiastici cinesi dialogano su “Eredità storica del Concilium Sinense de...
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— Pechino – “L'Eredità Storica del Concilium Sinense del 1924 e gli Orientamenti della Relazioni Cina -Vaticano”: è questo il titolo del Seminario accademico organizzato a Pechino nell’ambito delle celebrazioni per i 100 anni dalla convocazione e dallo svolgimento del Concilium Sinense, svoltosi a Shanghai nel 1924. Il seminario è stato organizzato dall’Istituto di Buddismo e Teoria Religiosa dell’Università Renmin di Pechino, e ha visto la partecipazione di autorevoli storici delle accademie cinesi insieme a sacerdoti cattolici dediti agli studi storici e teologici. Delle due sessioni del Seminario, svoltesi sabato 9 novembre, la prima è stata dedicata a approfondire l’attualità della reredità storica del Concilio di Shanghai del 1924, mentre la sessione pomeridiana si è concentrata sugli orientamenti delle relazioni tra Repubblica Popolare cinese e Santa Sede e sulle misure atte a promuovere lo sviluppo dei rapporti sino-vaticani. A confrontarsi e dialogare con i professori delle Accademie cinesi c’erano il sacerdote Peter Zhao Jianmin, direttore dell’Istituto di Cattolicesimo e la Cultura di Pechino, don Giuseppe Li shuxin, vice rettore del Seminario maggiore nazionale cinese, e don Leopold Leeb, professore di School of Liberal Arts presso l’Università Renmin. Nel suo intervento, Peter Zhao ha esposto l'impatto del Primo Concilio Cinese sul presente e il futuro del cattolicesimo in Cina; Leopold Leeb ha riproposto le figure dei sacerdoti cinesi coinvolti nel Concilium del 1924, mentre il Professor Liu Zhiqing ha analizzato l’impatto del Concilio di Shanghai del 1924 nella promozione dell’inculturazione del cattolicesimo in Cina. Il professor Zhong Zhifeng, membro dellistituto ospitante, ha delineato il “gioco diplomatico dietro Concilium Sinese del 1924”. La tavola rotonda finale dedicata a questioni di forte attualità, ha visto i partecipanti al seminario dialogare su “Nomine dei Vescovi, Comunione, adeguamenti delle diocesi, ostacoli alle relazioni diplomatiche Cina-Vaticane e passi praticabili”.
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Agenzia Fides
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Perché i matrimoni minorili e forzati persistono in Asia Centrale?
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— Dati completi e prontamente disponibili possono guidare lo sviluppo di politiche, interventi mirati, finanziamenti e valutazioni d'impatto.
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Global Voices
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EUROPA/POLONIA - Szczytno piange Lech Lachowicz, anziano sacerdote polacco assassinato a colpi d'asc...
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— Varsavia – È una comunità in lutto quella che ieri si è stretta nella chiesa di San Fratel Alberto a Szczytno, paese situato nel nord della Polonia sconvolto dalla morte di padre Lech Lachowicz. Il sacerdote, 72 anni, è stato aggredito nella tarda sera di domenica 3 novembre da un uomo che, secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, avrebbe fatto irruzione nella canonica armato d’ascia per rapinare il sacerdote.Come riportano i media locali, durante l'aggressione padre Lachowicz avrebbe riportato ferite gravissime, tra cui una frattura del cranio e un rigonfiamento cerebrale. Ad allertare la polizia una governante che, dopo aver messo in fuga l’assalitore, ha chiamato anche i soccorsi. Il rapinatore, un giovane di 27 anni, è stato arrestato con diverse accuse. Padre Lech Lachowicz è deceduto in ospedale dopo quasi sette giorni di agonia, nella giornata di sabato 9 novembre. A una settimana dalla dipartita del sacerdote, il feretro è stato portato nella chiesa di Szczytno per una commemorazione funebre presieduta dal vescovo Janusz Ostrowski. Fino a tarda notte è poi seguita una veglia di preghiera. All’indomani, il solenne funerale presieduto dall'arcivescovo metropolita di Varmia, Józef Górzyński.Centinaia di persone hanno preso parte alle celebrazioni che si sono susseguite durante tutto il fine settimana per ricordare padre Lachowicz, nato nel 1952 a Lidzbark Warmiński. Negli anni ha prestato servizio in diverse parrocchie prima di stabilirsi a Szczytno nel 1990. Qui, in oltre trent’anni di ministero, è riuscito a costruire non solo una nuova chiesa con annessa canonica, ma anche una comunità cattolica salda nella fede. E le testimonianze pronunciate durante il funerale, unite ai tanti messaggi di preghiere e condoglianze giunte da diverse città e diocesi ne sono prova. Padre Lachowicz è ora sepolto nel cimitero cittadino di Szczytno.
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Agenzia Fides
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ASIA/LIBANO - “Non ci lasciano prendere fiato”. Storia di Suor Hanane, che cura sciiti e cristiani s...
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— di Pascale RizkBeirut - «Noi usciamo la mattina non sapendo se torneremo la sera. E la nostra realtà di tutti i giorni». Suor Hanane Youssef racconta così la sua vita quotidiana oggi a Beirut. Lei e le sue consorelle Suore di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore continuano a far funzionare il Centro di assistenza medica “Saint Antoine”, nel cuore di Rouaysset, quartiere popolare nel Metn. Fabbricati malmessi, fili dell’elettricità aggrovigliati, vicoli sgangherati. Nessun “obiettivo sensibile”, nessun presidio armato. Ma è un quartiere dove abitano soprattutto sciiti. Le Suore gestiscono il Centro dedicato a Sant’Antonio dal 2005. Ma l’opera di assistenza sanitaria funziona dal 1985, quando il Libano era ancora martoriato dalla Guerra civile. «Le crisi, una dopo l’altra, non ci lasciano prendere fiato» racconta a Fides Suor Hanane. «Veniamo da anni di tormento economico. Siamo passati dalle urgenze come la carenza dei farmaci e di soldi alla carenza di personale medico, essenziale per garantire i nostri servizi. I centri di assistenza primaria come il nostro svolgono un ruolo vitale nella risposta sanitaria, rilasciano prescrizioni ed effettuano i test necessari per alleviare il sovraccarico degli ospedali, che adesso con gli attacchi militari devono far fronte con affanno a chi arriva con lesioni gravi e invalidanti, arti da amputare e facce e occhi sfigurati».A adesso - aggiunge la Suora, in missione da 35 anni «il personale sanitario manca non solo per i tanti medici e infermieri che sono emigrati, ma anche perché le persone hanno paura di venire sul posto di lavoro, essendo collocato in questo quartiere e quindi esposto maggiormente nello scenario di guerra attuale. Per questo non possiamo garantire i nostri servizi e la nostra opera sociale».Da sempre, il Centro ha avuto assistenza da tanti medici giovani tramite varie convenzioni con le università locali. Negli ultimi anni, la “fuga dei cervelli” ha toccato tutte le categorie. Secondo il Ministero della Sanità libanese, gli attacchi israeliani in Libano dal 7 ottobre 2023 hanno causato quasi 3500 morti e quasi 15mila feriti. Gli sfollati sono arrivati a più di un milione e 200mila secondo l’UNHCR. Un disastro umanitario che destabilizza gli animi e le menti di un numero crescente di persone. Gli ospedali, al collasso, si trovano a dover gestire l’emergenza un numero crescente di pazienti che soffrono di traumi psicologici.«Nella guerra del 2006 ci siamo mobilitati per vaccinare i neonati delle comunità sfollate. Oggi, di nuovo, siamo diventati il rifugio non solo di chi vive qui intorno ma anche di tutte le famiglie sfollate che sono state accolte dai loro parenti nel quartiere». L’operato del Centro - fa notare Suor Hanane - è sempre stato un segno spontaneo e reale della convivenza libanese tra varie comunità di fede. Da noi vengono anche immigrati di altre nazioni. Una convivenza che la guerra mette alla prova, alimentando diffidenza e paura nei cuori delle persone.Nella guerra di oggi in Libano - sottolinea la Suora - gli attacchi sono mirati principalmente verso una comunità specifica, quella degli sciiti. Proprio la comunità maggiormente assistita dal Centro Saint Antoine. Questo aumenta la tensione, e punta a aprire divisioni, rinfacci, risentimenti. «Continuare nella coesistenza pacifica non è facile. Ma noi proviamo a andare avanti su questa strada. Ci teniamo tanto».«Noi andiamo avanti, grazie a Dio e con la grazia di Dio» ripete suor Hanane. E confida: «Io sono nata e cresciuta nel Sud. Ero sfollata io stessa nel 1982, quando sono scappata insieme alla mia famiglia nell’invasione, in piena notte. Quindi ho una particolare empatia verso chi vive la stessa esperienza. La guerra ha segnato la mia vita personale, cosi come la mia vita di religiosa. È facile per me riconoscere il volto di Dio nelle persone che mi sono accanto, quelle che Dio mi manda ogni giorno, compresi come alcuni medici, amici storici e fedeli. Mi ripeto ogni mattina che, se mi trovo in questo posto, è qui che sono chiamata a vivere il dono della mia vita. Il Signore ci proteggerà e che un giorno migliore arriverà». Ripete le parole che anche lei ha ascoltato tante volte da Papa Francesco: tutte le guerre sono dei fallimenti. Sono sconfitte per tutti.
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Agenzia Fides
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AFRICA/BURKINA FASO - Con la morte di «Untaani» Compaoré la Chiesa Cattolica ha perso una vera guida...
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— Ouagadougou – «Untaani» l'uomo che crea l'unità in nome di Dio, questo è il nome che la comunità diocesana di Fada N'Gourma diede a Jean Marie Untaani Compaoré, il primo vescovo africano della diocesi e terzo arcivescovo di Ouagadougou, morto il 9 novembre 2024 all’età di 91 anni.“Una folla emozionata, ha onorato un'ultima volta quest'uomo di fede, guida spirituale e difensore dei valori cristiani e tradizionali sepolto sabato 16 novembre 2024 nella cattedrale Notre-Dame de l’Immaculée Conception di Ouagadougou. Ha segnato la storia della Chiesa cattolica in Burkina Faso e lascia un esempio di fede, semplicità e dedizione” riferisce all’Agenzia Fides un missionario locale.“L’arcivescovo emerito Untaani Compaoré è stato un unificatore, un uomo di fede e un pastore dal cuore grande – ha rimarcato il vescovo di Dori e presidente della Conferenza Episcopale Burkina Faso – Niger , Laurent Dabiré. Ci lascia un esempio da imitare: una vita di comunione, di aiuto reciproco e di vicinanza. Credeva nell'importanza dei valori tradizionali, come l'ospitalità e la cura per i bisognosi. Dobbiamo trarre ispirazione da questa eredità per costruire una società più giusta e fraterna.” Untaani Compaoré è stato sacerdote del Concilio Vaticano II, ordinato sacerdote l'8 settembre 1962 a Ouagadougou dal vescovo Paul Zoungrana, a sua volta primo porporato nella storia del Burkina Faso.Il maggiore di una famiglia di cinque figli, un maschio e quattro femmine, il vescovo Untaani Compaoré ha svolto il suo ministero sacerdotale dal 1962 al 1963 nella parrocchia di Kolog-Naaba, come vicario, dal 1964 al 1965 nella cappellania degli studenti, dal 1965 al 1969 come direttore diocesano dell'educazione cattolica, dal 1969 al 1970 nella parrocchia di Saaba come parroco. Dal 1970 al 1973 è stato vicario generale dell'arcivescovo oltre che delegato della CEBN in quanto membro ex officio del Sinodo speciale per l'Africa nel 1994. Paolo VI lo nominò vescovo ausiliare dell'arcivescovo di Ouagadougou il 17 maggio 1973 padre. Fu consacrato vescovo a Ouagadougou dal cardinale Paul Zoungrana il 28 ottobre dello stesso anno. Da Giovanni Paolo II ricevette la nomina di secondo vescovo della diocesi di Fada N'Gourma il 15 giugno 1979, in sostituzione del vescovo Marcel Chauvin, dimessosi per motivi di salute. Fu intronizzato sulla sede episcopale di Fada N'Gourma, dall’allora cardinale Paul Zoungrana, arcivescovo emerito di Ouagadougou, il 23 settembre 1979. Sempre Giovanni Paolo lo nomina arcivescovo metropolita di Ouagadougou II il 10 giugno 1995 in sostituzione del cardinale Paul Zoungrana dimessosi per limiti di età. La notizia fu resa pubblica il 22 luglio 1995; fu trasferito dalla sede di Fada N’Gourma e intronizzato nella Sede Metropolitana di Ouagadougou, il 3 settembre 1995, dal Nunzio Apostolico Luigi Ventura. Da quella data, assunse la funzione di pastore della Chiesa della Famiglia di Ouagadougou, che diresse alla luce del suo motto episcopale: «collaborarantes fide evangelii».All’interno della CEBN, Jean-Marie Untaani Compaoré è stato Presidente della stessa CEBN, Presidente della Commissione Episcopale per la Comunicazione Sociale, Presidente della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica, Presidente della Commissione Episcopale per l’Apostolato dei Laici, Presidente della Commissione Episcopale per gli Istituti Religiosi. All'interno della Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale , ha ricoperto incarichi di presidente della Commissione episcopale per gli affari socio-caritativi dal 1993 al 1998, presidente della Commissione episcopale dell'apostolato dei laici e dei religiosi dal 1998 fino al suo pensionamento il 13 maggio 2009. È stato nominato amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Ouagadougou fino al 13 giugno 2009, inclusi 51 anni da vescovo.
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Agenzia Fides
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AFRICA/BURKINA FASO - Con la morte di «Untaani» Compaoré la Chiesa Cattolica ha perso una vera icona
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— Ouagadougou – «Untaani» l'uomo che crea l'unità in nome di Dio, questo è il nome che la comunità diocesana di Fada N'Gourma diede a Jean Marie Untaani Compaoré, il primo vescovo africano della diocesi e terzo arcivescovo di Ouagadougou, morto il 9 novembre 2024 all’età di 91 anni.“Una folla emozionata, ha onorato un'ultima volta quest'uomo di fede, guida spirituale e difensore dei valori cristiani e tradizionali sepolto sabato 16 novembre 2024 nella cattedrale Notre-Dame de l’Immaculée Conception di Ouagadougou. Ha segnato la storia della Chiesa cattolica in Burkina Faso e lascia un esempio di fede, semplicità e dedizione” riferisce all’Agenzia Fides un missionario locale.“L’arcivescovo emerito Untaani Compaoré è stato un unificatore, un uomo di fede e un pastore dal cuore grande – ha rimarcato il vescovo di Dori e presidente della Conferenza Episcopale Burkina Faso – Niger , Laurent Dabiré. Ci lascia un esempio da imitare: una vita di comunione, di aiuto reciproco e di vicinanza. Credeva nell'importanza dei valori tradizionali, come l'ospitalità e la cura per i bisognosi. Dobbiamo trarre ispirazione da questa eredità per costruire una società più giusta e fraterna.” Untaani Compaoré è stato sacerdote del Concilio Vaticano II, ordinato sacerdote l'8 settembre 1962 a Ouagadougou dal vescovo Paul Zoungrana, a sua volta primo porporato nella storia del Burkina Faso.Il maggiore di una famiglia di cinque figli, un maschio e quattro femmine, il vescovo Untaani Compaoré ha svolto il suo ministero sacerdotale dal 1962 al 1963 nella parrocchia di Kolog-Naaba, come vicario, dal 1964 al 1965 nella cappellania degli studenti, dal 1965 al 1969 come direttore diocesano dell'educazione cattolica, dal 1969 al 1970 nella parrocchia di Saaba come parroco. Dal 1970 al 1973 è stato vicario generale dell'arcivescovo oltre che delegato della CEBN in quanto membro ex officio del Sinodo speciale per l'Africa nel 1994. Paolo VI lo nominò vescovo ausiliare dell'arcivescovo di Ouagadougou il 17 maggio 1973 padre. Fu consacrato vescovo a Ouagadougou dal cardinale Paul Zoungrana il 28 ottobre dello stesso anno. Da Giovanni Paolo II ricevette la nomina di secondo vescovo della diocesi di Fada N'Gourma il 15 giugno 1979, in sostituzione del vescovo Marcel Chauvin, dimessosi per motivi di salute. Fu intronizzato sulla sede episcopale di Fada N'Gourma, dall’allora cardinale Paul Zoungrana, arcivescovo emerito di Ouagadougou, il 23 settembre 1979. Sempre Giovanni Paolo lo nomina arcivescovo metropolita di Ouagadougou II il 10 giugno 1995 in sostituzione del cardinale Paul Zoungrana dimessosi per limiti di età. La notizia fu resa pubblica il 22 luglio 1995; fu trasferito dalla sede di Fada N’Gourma e intronizzato nella Sede Metropolitana di Ouagadougou, il 3 settembre 1995, dal Nunzio Apostolico Luigi Ventura. Da quella data, assunse la funzione di pastore della Chiesa della Famiglia di Ouagadougou, che diresse alla luce del suo motto episcopale: «collaborarantes fide evangelii».All’interno della CEBN, Jean-Marie Untaani Compaoré è stato Presidente della stessa CEBN, Presidente della Commissione Episcopale per la Comunicazione Sociale, Presidente della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica, Presidente della Commissione Episcopale per l’Apostolato dei Laici, Presidente della Commissione Episcopale per gli Istituti Religiosi. All'interno della Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale , ha ricoperto incarichi di presidente della Commissione episcopale per gli affari socio-caritativi dal 1993 al 1998, presidente della Commissione episcopale dell'apostolato dei laici e dei religiosi dal 1998 fino al suo pensionamento il 13 maggio 2009. È stato nominato amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Ouagadougou fino al 13 giugno 2009, inclusi 51 anni da vescovo.
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AFRICA/GHANA- I Vescovi: “Il Presidente firmi l’Human Sexual Rights and Family Values Bill”
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— Accra – “Invitiamo il Presidente a dare il suo assenso a questo disegno di legge, che riteniamo sia in linea con le convinzioni morali della quasi totalità dei ghaniani”. Così i Vescovi del Ghana hanno invitato il Presidente Nana Addo Dankwa Akufo-Addo di promulgare l’Human Sexual Rights and Family Values Bill, una legge volta a “garantire i diritti sessuali umani adeguati e i valori della famiglia ghanese”, vietando la propaganda LGBTP+. La legge è stata approvata dal parlamento il 28 febbraio 2014 ed è in attesa di essere firmata dal Capo dello Stato per entrare in vigore. Il Presidente afferma di attendere due sentenze della Corte Suprema che devono stabilire se la legge sia in accordo con la Costituzione.“Non vediamo alcuna giustificazione per il ritardo del Presidente sulla questione” affermano i Vescovi nella dichiarazione pubblicata al termine della loro Assemblea Annuale Plenaria tenutasi dall’8 al 16 novembre nel centro di formazione “Papa Giovanni Paolo II” di Ofoase Kokoben, nella diocesi di Obuasi, nella Regione dell’Ashanti. "In effetti, consideriamo le ragioni addotte per il ritardo come semplici scuse. Questo non è un appello alla discriminazione, ma alla preservazione del nostro tessuto morale e alla protezione del matrimonio e della famiglia tradizionali come fondamento della nostra società" ribadisce la Conferenza Episcopale.Il provvedimento legislativo ha suscitato un forte dibattito in Ghana tra chi è a favore e chi è contrario, come le associazioni per i diritti civili. In una nota del 28 febbraio il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti si è detto “profondamente turbato” per l’approvazione della legge da parte del parlamento del Ghana.
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Agenzia Fides
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Srebrenica: ammissione di colpevolezza
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— L'ex generale dell'esercito serbo bosniaco Radislav Krstić, che sta scontando 35 anni di carcere per il suo ruolo nel genocidio di Srebrenica, ammette le sue responsabilità in una lettera a supporto della richiesta di scarcerazione anticipata. Reazioni divise in Bosnia Erzegovina e Serbia
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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Aleksandar Tišma, una biografia
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— Nel centenario della sua nascita, e in occasione di un convegno che si tiene oggi e domani a Venezia, pubblichiamo la biografia dello scrittore serbo Aleksandar Tišma, gentilmente concessa dalla Fondazione con sede a Novi Sad a lui dedicata
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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Croazia, parti prematuri
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— Il 17 novembre si è celebrato il World Prematurity Day. Il nostro Giovanni Vale, condividendo con i lettori la sua storia personale, ci accompagna nei reparti dell'ospedale "Sveti Duh" di Zagabria, dove ogni giorno medici e infermieri si battono per la salute dei bambini nati prematuri
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Osservatorio Balcani e Caucaso
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Sul conflitto a Gaza la giustizia penale internazionale è in colpevole ritardo
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— La Corte Penale Internazionale (CPI) è in ritardo nella convalida dei mandati d’arresto per Netanyahu, Gallant e tre leader di Hamas, richiesti sei mesi fa per crimini di guerra a Gaza. Tra pressioni politiche, cambi nella Camera e ostacoli procedurali, il ritardo compromette la credibilità della Corte e della giustizia, la sua autorevolezza, il suo valore simbolico e il suo peso morale.
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Valigia Blu
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Non sono emergenza, le parole e i numeri del disagio giovanile
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— Per evitare un racconto aneddotico sulla condizione degli adolescenti serve partire dai dati e dalle definizioni corrette di tendenze e fenomeni. Parole e numeri per mettere a fuoco la loro condizione dopo la pandemia, nell'ambito della campagna di Con i Bambini "Non sono emergenza".
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Openpolis
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VATICANO - Il Papa: Solo se serve i poveri la Chiesa diventa sé stessa
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— Città del Vaticano - «Mi piace ricordare un monito del cardinale Martini. Egli disse che dobbiamo stare attenti a pensare che c’è prima la Chiesa, già solida in sé stessa, e poi i poveri di cui scegliamo di occuparci. In realtà, si diventa Chiesa di Gesù nella misura in cui serviamo i poveri, perché solo così "la Chiesa 'diventa' sé stessa, cioè la Chiesa diventa casa aperta a tutti, luogo della compassione di Dio per la vita di ogni uomo"». Ha scelto di citare il cardinale e biblista gesuita Carlo Maria Martini Papa Francesco, che questa mattina, in una basilica vaticana gremita da clochard e persone bisognose, ha celebrato una Santa Messa in occasione della Giornata Mondiale del Poveri, giornata istituita dallo stesso Pontefice otto anni fa.Commentando il brano odierno del Vangelo, il Vescovo di Roma ha sottolineato come Gesù ci inviti “ad avere uno sguardo più acuto, ad avere occhi capaci di ‘leggere dentro’ gli avvenimenti della storia, per scoprire che, anche nelle angosce del nostro cuore e del nostro tempo, c’è un’incrollabile speranza che brilla”.E proprio su queste due parole, angoscia e speranza, “che sempre si sfidano a duello nel campo del nostro cuore”, il Pontefice ha intessuto la sua omelia odierna. Infatti, “l’angoscia è un sentimento diffuso nella nostra epoca, dove la comunicazione sociale amplifica problemi e ferite rendendo il mondo più insicuro e il futuro più incerto”. Ma è proprio in questo contesto che Gesù “accende la speranza”, “spalanca l’orizzonte, allarga il nostro sguardo perché impariamo a cogliere, anche nella precarietà e nel dolore del mondo, la presenza dell’amore di Dio che si fa vicino, che non ci abbandona, che agisce per la nostra salvezza”.La speranza cristiana "si è compiuta in Gesù e si realizza nel suo Regno". Essa "ha bisogno di noi, ha bisogno del nostro impegno, ha bisogno di una fede operosa nella carità, ha bisogno di cristiani che non si girano da un’altra parte”, ha aggiunto il Papa, che ha poi concluso con un appello: “Lo dico alla Chiesa, lo dico ai Governi, lo dico alle Organizzazioni internazionali, lo dico a ciascuno e a tutti: per favore, non dimentichiamoci dei poveri”.Dopo aver celebrato messa, Papa Francesco si è affacciato su piazza San Pietro per la preghiera dell’Angelus, aggiungendo: Gesù “ci invita così a fidarci del Vangelo, che contiene una promessa di salvezza e di eternità, e a non vivere più sotto l’angoscia della morte”. Infatti, "mentre tutto passa, Cristo resta. In Lui, in Cristo, un giorno ritroveremo le cose e le persone che sono passate e che ci hanno accompagnato nell’esistenza terrena. Alla luce di questa promessa di risurrezione, ogni realtà acquista un significato nuovo: tutto muore e anche noi un giorno moriremo, ma non perderemo nulla di quanto abbiamo costruito e amato, perché la morte sarà l’inizio di una nuova vita“, ha proseguito il Vescovo di Roma.“Anche nelle tribolazioni, nelle crisi, nei fallimenti il Vangelo ci invita a guardare alla vita e alla storia senza timore di perdere ciò che finisce, ma con gioia per ciò che resta. Non dimentichiamo che Dio prepara per noi un futuro di vita e di gioia”, ha concluso il Successore di Pietro.Dopo la benedizione, il pensiero del Papa è andato nuovamente ai popoli in guerra, rilanciando l’appello affinché tacciano le armi: “Preghiamo per la pace: nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, in Myanmar, in Sudan. La guerra rende disumani, induce a tollerare crimini inaccettabili. I Governanti ascoltino il grido dei popoli che chiedono pace”. Al termine dell'Angelus, Papa Francesco ha partecipato al pranzo comunitario preparato per circa 1300 poveri e senzatetto in Aula Paolo VI.
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Agenzia Fides
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AMERICA/USA - L’Arcivescovo Nappa alle Pontificie Opere Missionarie USA: La gratitudine sia la sorge...
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— San Juan – “Dobbiamo iniziare riconoscendo la straordinaria generosità della Chiesa universale verso la Chiesa negli Stati Uniti. Fino al 1908, gli Stati Uniti erano considerati territorio di missione e il sostegno della Società per la Propagazione della Fede, fondata dalla Beata Paolina Jaricot nel 1822, ha aiutato la fede a radicarsi qui”. Si è rivolto così l’Arcivescovo Nappa, Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, agli oltre 120 tra direttori e rappresentanti delle POM delle 80 diocesi statunitensi che si sono dati appuntamento a Porto Rico, dove martedì 19 novembre avrà inizio il VI Congresso Americano Missionario . Prima di martedì, i delegati della rete delle POM USA stanno prendendo parte al consueto incontro di formazione, che si svolge circa ogni 18 mesi, si è aperto venerdì e si concluderà oggi, domenica 17 novembre.In apertura del suo intervento, svolto nel pomeriggio di sabato 16 novembre, il Presidente ha ringraziato padre Anthony Andreassi per il prezioso ruolo svolto come direttore ad interim e ha accolto il nuovo Direttore Nazionale delle POM statunitensi, padre Roger Landry, che assumerà il suo incarico a gennaio. L’Arcivescovo Nappa ha ringraziato i partecipanti all’incontro ricordando la loro vocazione ad essere una rete chiamata a collaborare nella sussidiarietà.Il Presidente Nappa ha sottolineato come gli Stati Uniti, nel corso della loro storia, da destinatari di aiuti siano diventati uno dei maggiori contributori alla Chiesa missionaria, sia finanziariamente che spiritualmente. L’Arcivescovo ha menzionato alcune figure importanti della storia della Chiesa statunitense, come madre Francesca Saveria Cabrini e Santa Elisabetta Seton, prima santa nata negli Stati Uniti. Si è poi soffermato sul ruolo centrale dell'Arcivescovo Fulton J. Sheen che, come Direttore Nazionale della Società per la Propagazione della Fede non solo trasformò le POM negli Stati Uniti, ma contribuì anche ad ispirare una generazione di cattolici ad abbracciare la missione della Chiesa.“Dobbiamo garantire” ha rimarcato l’Arcivescovo Nappa “che ogni cattolico negli Stati Uniti sia consapevole e coinvolto nel lavoro delle POM. Questo richiede una stretta collaborazione tra l'Ufficio Nazionale e gli Uffici Diocesani delle Missioni. Il ruolo del Direttore nazionale è fondamentale nella missione delle Pontificie Opere Missionarie negli Stati Uniti. Occorre ricordare – ha suggerito il Presidente delle POM - che la nostra priorità è sostenere gli intenti missionari universali del Santo Padre. Il Fondo di Solidarietà Universale si costituisce attraverso la colletta della Giornata Missionaria Mondiale, le intenzioni delle Messe e altre generose offerte, che rappresentano mezzo principale attraverso il quale possiamo offrire aiuto ai territori di missione in tutto il mondo”.Nel corso del suo intervento, il Presidente delle POM ha ricordato che il Fondo di Solidarietà Universale sostiene gli sforzi missionari in oltre 1.100 diocesi nei territori di missione. Alcuni numeri dell’ultimo anno evidenziano che con il Fondo sono stati finanziati 2.700 progetti incentrati sull'educazione e la protezione dei bambini, sono stati sostenuti oltre 74.080 seminaristi minori e maggiori, costruite 751 chiese e sono state aiutate 258.540 suore nei territori di missione. “Proprio come la Chiesa universale una volta venne in aiuto alla Chiesa degli Stati Uniti nei suoi primi anni, così oggi vi chiedo di offrire lo stesso sostegno ai territori di missione in tutto il mondo – ha concluso l’Arcivescovo Nappa - tenendo bene in considerazione che siamo comunque territorio di missione per l’annuncio: la scristianizzazione progressiva sta conducendo la nostra società alla polarizzazione e alla solitudine psicologica ed esistenziale, elementi questi che rendono instabile la società e facilitano il male. Occorre pertanto rievangelizzare e, attraverso la richiesta di aiuto agli altri, abbiamo già un modo per far conoscere il Vangelo”.
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Agenzia Fides
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Cosa racconta il Cremlino ai russi in merito all'Occidente?
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— I bagni per tutti i sessi sono stati citati come uno dei motivi della guerra in Ucraina, in quanto rappresentano i valori occidentali che contrastano con quelli per cui la Russia sta combattendo.
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Global Voices
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EUROPA/ITALIA - Cardinale Chow: la “sinicizzazione” è una partita aperta e chiama in causa anche la ...
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— di Gianni ValenteRoma - Nella attuale fase storica, la Chiesa cattolica è chiamata a confrontarsi con le istanze di “sinicizzazione” sostenute dalla Cina di Xi Jinping, prendendo spunto e ispirazione anche dalla esperienza missionaria dei Gesuiti nella Cina imperiale di quattrocento anni fa. E’ questo il suggerimento implicito che scorre dentro l’importante intervento pronunciato venerdì 15 novembre nell’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana dal Cardinale gesuita Stephen Chow Sau-yan, Vescovo di Hong Kong, nella cornice del Convegno "Matteo Ricci. Un’eredità di amicizia, di dialogo e di pace”. Il Convegno, organizzato dalla Compagnia di Gesù, dall’Archivio storico dei gesuiti e dalla Georgetown University, ha visto la partecipazione, tra gli altri, del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità. Nel suo intervento, il Cardinale Chow ha ripercorso alcuni passaggi chiave dello sviluppo storico della “nuova Cina” iniziata nel 1949 dopo la vittoria dei comunisti di Mao Zedong sui nazionalisti di Chiang Kai-shek per documentare come tale percorso ha influenzato e condizionato anche il cammino della Chiesa cattolica nel grande Paese asiatico.Assimilare tutto ciò che viene “da fuori”Tutte le dottrine e gli insegnamenti religiosi giunti in Cina dall’esterno - ha rimarcato il Vescovo di Hong Kong in una significativa premessa al suo excursus - hanno dovuto sempre fare i conti con la connotazione “sino-centrica” della civiltà, della cultura e della mentalità cinese, e la loro tendenza a assimilare i contributi religiosi, spirituali, culturali e ideologici provenienti “da fuori”. Il caso più evidente - ha esemplificato il cardinale gesuita - è quello del Buddismo, che arrivando in Cina dall’India «viene reso cinese, e nel contempo anche la Cina subisce l’influenza del buddismo. Il processo non è univoco». L’urgenza della “assimilazione” non esprime necessariamente un presunzione di auto-sufficienza chiusa in se stessa e impermeabile all’incontro e alla contaminazione. Anche l’avventura di Matteo Ricci e dei Gesuiti in Cina - ha fatto notare Chow, riallacciandosi ai temi sviluppati nel Convegno ricciano - si confronta con questa connotazione “assimilatrice” caratteristica della cultura e della civiltà cinese, volta a rendere «‘accettabili’ le cose estranee». La scelta dei gesuiti punta a cercare l’incontro e il dialogo con le élite culturali e politiche cinesi, quelle che hanno scelto il confucianesimo come fattore teorico e dottrinale di consolidamento dell’ordine politico e sociale. Grazie a questo approccio, il cristianesimo viene percepito da quelle elìte non come una eresia da respingere, ma come un insegnamento “compatibile” con la cultura cinese. Un processo che entra in crisi quando, con il divieto del culto agli antenati, inizia la crisi dei “Riti cinesi” e il potere imperiale vieta la continuazione della esperienza e della predicazione cristiana nel Celeste Impero. Le discontinuità della “Nuova Cina” Alla luce di queste premesse, il Cardinale Chow ha ripercorso tutta la storia della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese. Una vicenda - ha sottolineato il Vescovo di Hong Kong - scandita da passaggi diversi, che vanno riconosciuti e contestualizzati nella loro evoluzione, affrancandosi da ogni schematismo interpretativo bloccato, anche per considerare in maniera appropriata la condizione presente e futura delle comunità cattoliche cinesi. Nei primi decenni - ha messo in evidenza il Cardinale Chow - il nuovo sistema comunista cinese ha avuto una impellente necessità di rivendicare la propria identità segnando un punto di frattura rispetto a ogni elemento estraneo che richiamasse precedenti sudditanze nei confronti delle potenze e dei disegni occidentali. Rispondeva a questa istanza identitaria anche l’espulsione dei missionari stranieri che guidavano la stragrande maggioranza delle diocesi cinesi. L’epoca segnata dalla prevalenza occidentale sulla Chiesa in Cina temina in maniera traumatica. La tolleranza viene riservata ai soli sacerdoti autoctoni. Lungo questa via si arrivò alle misure che colpivano anche gruppi specifici come la Legione di Maria e l’Azione cattolica
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Agenzia Fides
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AMERICA/NICARAGUA - Espulso il Presidente dei Vescovi, il Celam: dolore per “i fatti che affliggono ...
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— Managua - Dolore per “gli avvenimenti che affliggono la Chiesa pellegrina in Nicaragua”. È il messaggio che il Celam, il Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico, ha inviato al cardinale Leopoldo José Brenes, arcivescovo di Managua e vicepresidente della Cen, ovvero la Conferenza episcopale del Nicaragua, a seguito dell'arresto e dell'espulsione del vescovo di Jinotega e Presidente della Conferenza Episcopale del Nicaragua, Carlos Enrique Herrera Gutiérrez, avvenuta nella sera del 13 novembre. Solo poche ore prima, la pagina Facebook della diocesi, usata soprattutto per trasmettere in diretta streaming le celebrazioni religiose presiedute dal Vescovo, era stata oscurata. Nella missiva del Celam, i Vescovi latinoamericani hanno espresso la propria "vicinanza e fraternità" alla Chiesa del Nicaragua e "a tutti i fedeli del Paese". Col pensiero rivolto al vescovo di Jinotega, il Celam eleva al cielo preghiere "affinché questa situazione si risolva presto e possa tornare in patria".Oltre a esprimere il loro dolore, il Vescovi latinoamericani "si rammaricano della situazione che stanno attraversando diversi vescovi e le loro giurisdizioni" in tutto il Nicaragua e per questo continuano a pregare “affinché tutti i vescovi e il popolo santo di Dio, con la forza della fede”, continuino ad essere “testimoni di fedeltà" a Cristo. Herrera, presidente della Cen dal 2021, è il terzo vescovo espulso dal governo dopo Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa e Isidoro Mora, vescovo di Siuna . Secondo un rapporto pubblicato due settimane fa dalla Ong Colectivo Nicaragua Nadie Más, del Costa Rica, dal 2018 ad oggi sono più di 50 i religiosi espulsi dal governo di Ortega . Nello stesso report della Ong, almeno 74 tra religiosi e sacerdoti sono stati detenuti e 35 di loro sono stati privati della nazionalità.
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Le inondazioni a Kathmandu mettono in luce l'aggravarsi della crisi dei rifiuti
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— Le recenti inondazioni di Kathmandu hanno sparso i rifiuti della città, stoffe, polistirolo, bottiglie di plastica, su marciapiedi e argini distrutti, sollevando serie preoccupazioni sulla crescente crisi dei rifiuti della capitale.
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Come Meloni & Co stanno mettendo una pietra tombale sulla lotta alla crisi climatica
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— I primi giorni delle Conferenze delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico sono quelli che vedono protagonisti i leader internazionali. I loro interventi danno già un’indicazione degli umori, delle atmosfere, degli orientamenti generali. Danno una cornice di senso per poter cogliere la direzione che stanno prendendo i governi dei vari paesi. E in questi giorni è andata in scena una vera e propria ode al fossile. A partire dalla presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni.
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Valigia Blu
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AFRICA/KENYA - “Anche in prigione è possibile incontrare il Signore” dice il neo Vescovo di Embu, pe...
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— Nairobi – Oggi, 16 novembre Peter Kimani Ndung’u, nominato Vescovo di Embu il 15 agosto viene consacrato nella sua diocesi e inizia il suo ministero episcopale.Mons. Kimani che è stato per 20 anni Cappellano nazionale delle carceri keniane ha rilasciato un’intervista all’Agenzia Fides.Ci può descrivere il suo apostolato nelle carceri?Dei miei quasi 25 anni di sacerdozio 20 li ho serviti come Cappellano nazionale delle carceri. Ho iniziato il mio servizio nelle carceri nel gennaio 2001. In tutto questo tempo ho potuto vedere i cambiamenti in termini di riforma del sistema carcerario, delle condizioni di vita dei detenuti e di trasformazione del personale. Si tratta di trasformazioni positive, di un miglioramento generale delle condizioni di vita dei detenuti. Fino al 2000 le prigioni keniane erano quasi delle camere della morte. Prima ogni carcerato erano considerato semplicemente un condannato che doveva scontare la sua pena. Adesso invece le prigioni sono diventate dei centri di riabilitazione per chi ha commesso dei crimini. All’interno delle carceri sono state create apposite strutture per aiutare la riabilitazione dei detenuti, con programmi di consulenza psicologica e di formazione professionale.Naturalmente i cappellani delle carceri sono coinvolti e prendono parte attiva a questo processo, attraverso l’evangelizzazione, introducendo i detenuti che lo desiderano alla fede e ai movimenti laicali. Sono presenti e attive nelle carceri realtà come l’associazione degli uomini cattolici, quella dei giovani cattolici oltre a diversi catechisti. Vi sono inoltre 25 cappellani cattolici che operano a tempo pieno nelle prigioni Un bel segno di speranza non solo per i carcerati ma per tutto il Kenya…Ci sono tanti segni di speranza in Kenya rispetto ad altri Paesi. Ho visto la crescita della fede nei condannati. Non c’è un grande percentuale di recidiva tra quelli che hanno scontato la pena. Non si vedono molti di loro rientrare di nuovo in prigione. Questo grazie alla consulenza psicologica da un lato e dell’assistenza spirituale dall’altra, che hanno potuto trovare durante la loro detenzione. Quali sono i crimini predominanti?Si va dai reati comuni a quelli più gravi. Possono essere abigeato, furti o rapine, violenze sessuali, fino al terrorismo. Dipende dalla aree del Paese. Nelle zone più povere prevalgono furti e piccoli reati. Nelle città si trovano persone coinvolte in rapine a mano armato o in disordini. Insomma non ci sono delitti che predominano sugli altri. Vi sono alcune esperienze particolari che l’hanno più colpita durante il suo servizio nelle carceri?Uno degli eventi più commoventi fu quello di un prigioniero condannato a morte che il giorno prima di presentarsi in tribunale per il verdetto di appello mi disse: “Padre, domani andrò di fronte alla corte per chiedere clemenza, ma ho bisogno di confessarmi”. Nel corso della confessione mi disse: “Padre chiederò pietà non perdono, perché se chiederò perdono non sarò perdonato. Ma se chiedo pietà verrò liberato”. Quindi il giorno dopo questo signore si è presentato alla corte ed ha chiesto al giudice misericordia ed è stato rilasciato dopo aver passato 20 anni in prigione. Per me è stato quasi un miracolo perché sono rimasto colpito dalla fede di quest’uomo nella misericordia di Dio e degli uomini.C’è una collaborazione tra le diversi fedi religiose nelle carceri?Nel sistema carcerario c’è molto rispetto per le diverse fedi religiose. Vi sono rappresentate le quattro principali fedi del Kenya. Ci sono imam musulmani che si prendono cura dei prigionieri di fede islamica; diversi pastori di comunità protestanti che si prendono cura dei loro fedeli; i cappellani cattolici e più di recente vi sono rappresentanti degli Avventisti del settimo giorno. Tutti questi lavorano a stretto contatto tra loro nel rispetto reciproco delle rispettive fedi a favore di tutti i carcerati. Ci prendiamo cura non solo dei prigionieri ma anche del personale che lavora nelle carceri, a iniziare dai poliziotti penitenziari, perché facciamo parte tutti della stessa famiglia.
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Agenzia Fides
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